martedì 25 settembre 2007

Nuova Serie (2002-2003)

- Guaroski, Fauci e Gekill -


- Hai chiamato l’avvocato?
- Ato.
- Ma ti sei rincoglionito?
- Ito.
- Oh, ti sei drogato?
- Ato.
- Sei impazzito!
- Ito.
- Cosa cazzo ti sei calato?
- Ato.
- Sei proprio fuoriuscito…
- Ito.
- …
- Ato…


- Insomma, a quel punto decisi di inoltrarmi nella foresta…
- Ma dimmi, dimmi, raccontami, mi interessa.
- Raggiunsi una radura e vidi, nel centro di essa, un vecchio edificio malandato…
- Ma dimmi, dimmi, mi interessa.
- Mi avvicinai all’edificio e notai che dietro una finestra brillava una luce…
- Ma dimmi, dimmi, mi interessa.
- Mi avvicinai ancora e a quel punto…
- Sai che non me ne frega un cazzo?


- ♪ ♫ Yes, I love you, I love you! Yes, I love you…♪ ♫
- Gigi, spegni la radio.
Click.
- ♪ ♫ Yes, I love you, I love you! Yes, I love you…♪ ♫
Gigi, spegni l’altra radio.
Click.
(Gigi era l’unico imbecille al mondo che ascoltava contemporaneamente due radio sincronizzate sulla stessa frequenza)


- Mm… potrebbe essere complicato…
- No, guarda, è semplicissimo.
Bang!
- Cazzo fai?
- He he, volevo farti paura.
- Ma smettila. Dicevo, potrebbe essere complicato…
- Sì, è vero.


- Non ho più parole.
- Ci credo. Sei morto.


- Sta a sentire: mi hai proprio rotto i coglioni!
- Ciò non toglie che in Africa milioni di bambini muoiano di fame.
- E questo che cazzo c’entra?
(Diventano missionari e vengono presto trucidati da un gruppo di zulù in vacanza)


- Ho trovato le parole.
- Impossibile. Sei morto.


- Non so se…
- Non vedo come…
- Non riesco bene a…
- Non mi pare che…
- No.
- No.
(No)


- Ibn alz gollas!
- Halfas halfas!
- Nik! Ibel or atau!
- Halfas halfas!
- Oh! Ibn alz ghereini! Id ulz?
- Halfas halfas!
- Ma vaffanculo.




- Tarazni Marcello!
- Sì, prof?
- Fuori. Interrogato.
- Va bene, prof.
- …Sì, ma che cazzo di cognome c’hai?
- Ma… prof…
- Sei davvero ridicolo!
- Io…
- Ma i tuoi compagni non ti beccano per il culo?
- Ma…
- Sparati, va…
- E l’interrogazione?
- Ah, cazzo, è vero! Dai, un paio di domande e poi ti vai a sparare.
- Va bene, prof.


- L’hai messo il gettone?
- Con quale motivazione?
- Per far partire il missilone verso il mondo coglione!
- No, mi sono scordato.


- Già sta calando…
- Cosa, caro, il sole?
- Il mio desiderio per te, vecchia ciabatta.


Smack!
- …E’ il primo bacio che do a un ragazzo, sai Marcello?
- Dai!
- Sì, davvero! Non mi credi?
- No, cioè sì, è che sei così carina che credevo… chissà quanti ragazzi…
- Scemo…
- Ti va il secondo bacio?
- Ma certo. Però, prima… Com’è che fai di cognome?
- Tarazni.
- …
- Ehi?
- …
- Tutto bene?
- …
(Tip tap tip tap tip tap tip tap tip tap tip tap tip tap tip tap…)


- In fondo ti ho solo ucciso.
- Sì, ma prima mi hai torturato!
- Vero.


- 2 x 2?
- 9!
- 2 x 2?
- 9!
- 2 x 2?
- 9!
- Ascolta bene. Non rispondere senza pensare. 2 x 2?
- 9!
- Bo, basta, bocciato.


- Sei un fuoriclasse! Un dio!
- Grazie, mister.
- Domenica il numero 10 è tuo.
- Grazie.
- Dimmi il tuo cognome, che ti metto nella distinta.
- …
- Beh?
- …
- Ti chiamerai mica “Tarazni”, ha ha!, dai, su…
- …


- Perché mi punti il fucile a pompa alla testa?
Bang!


- Guarda, Gigino, che se non vai subito a letto arriva Tarazni che ti porta via!
- Va bene, mammina, buona notte.
(Tarazni arriva lo stesso. Uccide il padre, violenta la madre e rapisce il fanciullo).


- …e il congegno che salverà il mondo dal tormento indicibile e dalla disperazione incommensurabile?
- Si è rotto.


- Ti voglio molto, molto, molto bene.
- Sono le tue ultime parole?
- Sì.
- Che stupida romanticheria…
- Ti voglio molto, molto bene. Lo so che adesso tu mi ucciderai, ma io ti voglio molto bene.
- Guarda, basta, mi fai vomitare. Ti sparo e la chiudiamo qui.
- Va bene.
Bang!


- Non caracollare così!
- Conosci Chiara Collare di Cazì?
- Ma cosa stai dicendo? Piuttosto, passami il caro collare di Fifì.
- Perché caro?
- “Perché caro” il collare, o “perché caro” nel senso di “perché, caro”?
(Arriva Fifì e li sbrana)


- Penso che ti ucciderò.
- Io ti uccido e poi ci penserò.


- Questo è un mattino di sole raggiante!
- E questa è una lama d’acciaio tagliente!
- Mi vuoi colpire ferocemente?
- Con veemenza, possibilmente.
(Lo uccide con un fendente)


- Ti amo.
- Non dirlo.
- Ok, mi è scappato. Ma non riuscivo più a trattenermi, dovevo dirtelo.
- Sai, mi imbarazzi… forse non sono pronta per questo.
- Non preoccuparti, non voglio farti fretta, era solo per darti sicurezza. Io sono qui, e tu puoi fidarti di me.
- Lo so, ma capisci, ho solo sedici anni, e tutto ciò un po’ mi spaventa.
- No, no, non voglio questo. Stai tranquilla. Non ti sto chiedendo una risposta.
- E allora vaffanculo.




- Sei tu che mi hai sterminato la famiglia?
- No, io facevo il palo.
- Ah, il palo. Comunque non ti hanno arrestato…
- No no.


- Ma allora tu non sei morto quando…
- No.
- Allora sei venuto qui per…
- Sì.
- Quindi io ormai sono…
- Sì.


- Senti un po’…
- No, sento tutto, non un po’.
(Era sordo e immaginava quello che sentiva)


- Inconcepibile.
- Inimmaginabile.
(Erano morti)


- Allora, perdìo, hai capito qual è il contrario del triangolo rettangolo?
- Il rettangolo triangolo!
- Ma sì, sì, sììì!


- Cos’è? Un valzer?
- No, è la marcia funebre della tua famiglia.
- L’hai sterminata?
- Ieri.
- Caspiterina.


- Ti picchio!
- Che pacchia!
- No, ho detto che ti picchio!
- Che pacchia!
- Ma sei sadico?
- Sa! Dico.
- Uff, mi hai rotto…
(Non lo picchia)


- Io sono corto.
- Io sono a corto.
- Io sono accorto.
(Il quarto non parlava perché era morto)


- Guarda che non mi hai straziato all’inverosimile.
- Ma ancora non ho usato l’attrezzo che ti dicevo.
- Ah.


- Quello è un pollo!
- Saperlo non vollo!
- Vorrai dire “non voglio”!
- Vossei dise “vol nollo”!
(Il pollo se ne va)


- Aggiusta l’aggeggio aggettante sull’oggetto!
- No.


- Vacci con la gallina!
- No.
- Dai, vacci con la gallina!
- No.
- Dai…
(Il pollo non ci sta)


- Fuoriii! Si chiude.
- Ma sono le due! Il locale chiude alle tre!
- Fuori, cocco. C’è l’ora legale.
- Poi cocco lo vai a dire ad un altro!
- Dai, era solo per scherzare…
- Un cazzo!
(Genera una rissa colossale e gli fa chiudere il locale)
- Per forza, erano le tre…
- Sì, cocco, ma glielo fa chiudere la pula!
- Come mi hai chiamato?




- Mi piace questa cucina.
- Ma dai, fa schifo. E’ kitsch.
- Beh a me piace la cucina kitsch. Anzi, vorrei tanto cucinarmi un chicken in una kitchen kitsch.
- Non sei un cazzo chic…
(il chicken se ne va)


- E non parlare per partito preso!
- Ma no, abbiamo vinto!
- Cos’hai capito? Non “partita persa”, intendevo dire di non fossilizzarti troppo sulla stessa idea.
- Ah, ecco perché a volte mi fanno male le gambe…
- Perché?
- E’ un principio di fossilizzazione.
- …!? …!? E’ un modo di dire, come “sii te stesso”. Cos’hai capito?
- E chi se no?
- Eh? Cos’hai capito?
- …
- Ma no! Cos’hai capito?
- Marco, stai bene?
- …!? Cos’hai capito?
- Aiutatemi! L’abbiamo perso!
- …Cos’hai capito?
(Muore inceppato)


- Cos’hai detto?
- Quello che ho detto.
- Quello che ha detto chi?
- Quello che ho detto io!
- Che ho detto io!
- Io chi?
- Io io!
- Ah, non io-tu!
- No, tu-io!
(Lui era l’altro)


- Hai capito?
- Cosa?
- Quello che volevo spiegarti.
- Cioè?
- Che non si può ottenere sempre ciò che si vuole.
- Ah no? E cosa si vuole?
- Ma… tu non sei quello che ha inceppato Marco?
- No.
- Ah, bene. Dicevamo?
- Cosa?


- Hai presente Arlecchino?
- Chi, quel personaggio a rombi colorati? Un buffone.
- Non sminuirlo così. La leggenda narra che…
- Un po’ come te.
- Ma lascia stare. La sua notorietà…
- Direi un pagliaccio come te.
- Sto cercando di spiegarti…
- Sfigato…


- Eh, panta rei…
- Cioè? Vuoi dire che siamo tutti colpevoli?
- No, non è “panta” (greco) e “rei” (latino). E’ tutto greco. Quindi?
- E’ tutta colpa di Pantalone.
- Bravo.


- Eh?
- Eh?
- No, niente.
- Niente cosa? Niente è niente!
- No, niente non è niente!
- Va beh, niente…
(Conoscevano solo questi vocaboli)


- Quante volte ti ho detto che…
- Due!
- No, ma quante volte ti ho detto che…
- Tre!
- Sì, ma quante volte ti ho detto che…
- Tre!
(Cinque)


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