- Guaroski, Fauci e Gekill -
- Ma il cata rifra la gente?
- No, la luce.
- La gente?
- …
- Zappa la terra.
- Percuoti il bue.
- Trucida il maiale.
- Falcidia il frumento.
- Beh, siamo in una fattoria o nel Vietnam?
- In una fattoria, per tua sfortuna.
(Lo travolge con l’aratro)
- No, ti spiego, dato che la tribbia del locato è istrizia, il locato stesso deve sabaccare la bondaria della tribbia.
- E se il locato non fosse istriziato?
- In tal caso la tribbia non è abbacabile al locato.
- Ma la bondaria della tribbia deve essere istriziata anch’essa?
- No, l’importante è che sia sabaccata.
- Ah.
- Et voilà!
- Beh?
- Non hai visto il coniglio uscire dal cilindro?
- Veramente no.
- Ci credo, sei cieco!
- E coniglio!
(Esce dal cilindro)
- Dai, dai. Di’ pure la tua.
- Beh, io volevo…
- Forza! Spara le tue assurde teorie!
- No, è che io volevo…
- Coraggio! Sguinzaglia i tuoi insani discorsi!
- Ma io la penso come te!
- Ah, ecco.
(Mentiva)
- Ma… l’hai ammazzato!
- Non vedi i capelli a spazzola?
- !? …Cosa cazzo stai dicendo! L’hai ucciso!
- Sì, però, i suoi capelli…
(Pensava che la gente con i capelli a spazzola si potesse uccidere tranquillamente)
- La parola all’imputato!
- C’è poco da dire. Sono arrivato, ho straziato la popolazione e sono scappato.
- Bene. La difesa ha qualcosa da aggiungere?
- Certo. Il mio cliente è innocente!
- Perfetto. La corte ha deliberato. L’imputato è uno stronzo ma non ha commesso il fatto.
- Voglio quella cosa lì.
- Quale?
- Quella.
- Ah, questa.
- Già.
- O quella?
- No, quella.
- Appunto, quella.
- Ma non quella quella. Quella questa!
- Ah, avevo capito questa.
- Va beh, basta! Dammi quella e la finiamo!
- Ma quella questa?
- Mi dai quello?
- Ma quello questo?
- No, quello quello.
- Ah! Quello quello questo!
- No! Quello quello quello!
- Questo?
- Mi passi il tappo?
- Toh.
- Grazie.
A) Ricordo i cavalieri di Strisia attraversare al trotto il campo della battaglia. In testa cavalcavano il signor conte con l’alfiere che reggeva il gran stendardo dorato. Sul campo giacevano i cadaveri dei nemici e dei compagni di guerra… Ricordo i pezzi di lancia spezzata, infilzati ancora nei corpi inermi…
B) …Il crollo finale lo ha avuto diversi anni fa. Da allora lo teniamo rinchiuso in questa stanza. I farmaci lo tengono tranquillo. Ma sono dieci anni che parla da solo di cose senza senso… scusi, lei si chiama?
C) Sono il conte di Strisia.
- Il tavolo non è abbastanza lungo per gli ospiti…
- Basta tirarlo dalle due parti e si allunga. Ora è da sei, se lo tiri, diventa da dieci.
- Ah, giusto. Ora lo faccio.
- Sì, ma ti ci vuole qualcuno che lo tiri contemporaneamente dall’altra parte.
- Hai ragione. Mi aiuti?
- No.
- La mucca fa?
- Miao.
- Il gatto fa?
- Miao.
- Bene.
- L’uccello fa?
- Cip.
- Lo scoiattolo fa?
- Ciop.
- Perfetto.
- Cip e Ciop sono?
- Gatti.
- Bene.
- Qui, Quo e?
- Quando.
- A posto.
- Gallina vecchia fa?
- L’uovo.
- Meglio un uovo oggi che?
- Un uovo domani.
- Domani è un altro?
- Uovo.
- Aladino?
- E’ un ladrone.
- E Saladino?
- Un Salatino.
- Ok.
- Tu sei uno?
- Stronzo.
- Io sono una?
- Merda.
- Dalla padella alla?
- Merda.
- Ottimo.
- Il criceto fa?
- Crick.
- La tua testa fa?
- Crock.
- David Crocket gioca a?
- Cricket.
- David Cricket lancia un?
- Rocket.
- La Rocchetta fa?
- Cagare.
- No.
- Pisciare.
- Bene.
- Occhio per occhio…
- Dente al quadrato.
- A caval donato…
- Tanto di cappello.
- Tanto va la gatta…
- Che si stanca.
- Chi fa da sé…
- Non arriva a domani.
- Chi va con lo zoppo…
- E’ un po’ sfigato.
- La sai lunga.
- …questa non la conosco.
- Picchialo!
- Fatto.
- Torturalo!
- Fatto.
- Irridilo!
- Fatto.
- Ora puoi lasciarlo andare.
- Gatto.
- Cosa?
(Matto)
- Quella mi fa impazzire.
- Scusa ma… è mia mamma.
- Mi prende da paura…
- Ti ripeto che è mia mamma!
- Chissà cosa ti fa a letto…
- Ti prego, non costringermi a…
- La voglio!
- Non continuare, altrimenti…
- Altrimenti? Sono pur sempre tuo padre!
(Preso dal complesso edipico fa strage dei genitori)
- Mi hai proprio spennato!
- Eh già…E adesso?
- Beh, più di così! Ti saluto e me ne vado.
- Col cazzo!
(Dopo averlo spennato a poker, mette in forno l’amico pollo)
- Capisci? E’ troppo, troppo, troppo importante.
- Troppo per chi?
- No, nel senso che è molto, molto importante.
- Ah, molto, non troppo.
- …Beh sì, intendevo molto, ovvio.
- Eh, dì molto, allora, non troppo.
(Finisce un’amicizia)
- BAAASTAAARDIII!
(Lo stavano torturando)
- Oh Dio, Dio…
- Dimmi.
- Ma… Dio…
- Eh, dimmi.
- Ma… Ma tu mi stai parlando! Mi stai parlando!
- Eh, dimmi!
- Oh! Oh Dio! Tu mi parli! MI PARLI!
- Sì! Sì! Dimmi cosa vuoi, cazzo!
- OH DIO! DIO!
- E basta!
ZOT!
- Che esperienza fantastica! Che esperienza!
- Favoloso! Davvero bellissimo!
(Le loro vite rimasero una merda)
- No, guarda, non ce la faccio più…
- Dai, resisti! Ormai manca poco!
- Non ce la faccio! Non ce la faccio!
- Dai che ce l’hai quasi fatta, un ultimo sforzo!
- Davvero, non ce la faccio più!
- Ormai è fatta! Coraggio!
- No, sono al limite…
- Allora vaffanculo.
- Mi dispiace. Addio…
- Aaaaaaah!!
(Lascia precipitare l’amico nel baratro)
- Io non me la sento…
- Tranquillo, abbiamo tutto il tempo che vuoi.
- Sì, ma non me la sento di parlare normalmente con te.
- Calmati, sei tra amici ora.
- Sì, ma tu sei la Morte, e io non sono affatto a mio agio con te.
- Non c’è motivo di avere paura. Sono qui per te, certo, ma questo non vuol dire che io sia tuo nemico. In realtà voglio ascoltarti, voglio capirti.
- No, no, mi rifiuto. Ho paura, e non cercare di compiacermi.
- Cerca di rilassarti, non devi temere nulla.
- Non ti credo! IO non ti credo!!
- Va beh, ora basta, hai rotto.
- AAAAAHHHHHHH!!!
- Ecco, un paio di sacchetti di fischioni e siamo a posto.
- Verdi o neri?
- Cosa cambia?
- Beh, per gli intenditori ci sono evidenti differenze.
- Allora, visto che ne voglio 2, mi dia un sacchetto verde ed uno nero.
- Con gambo rosso o giallo?
- Cosa cambia, stavolta?
- Beh, per gli intenditori vi sono parecchie differenze.
- Senta, non posso stare qui tutto il giorno, mi faccia un mix e siamo a posto.
- Non posso.
- Perché?
-I gambo giallo sono confezionati separatamente dai gambo rosso.
- Che cazzo, mi dia i più economici, allora.
- Non posso.
- Perché, di grazia?
- Costano uguali.
- Sa che mi ha stufato? Comunque, mi dia ciò che vuole e la chiudiamo!
- Non posso.
- Desidera?
- Un aperitivo. E veloce!
- Quale?
- Senta, non rompa, quello che vuole lei, basta che sia decente.
- Fruttato?
- Le ho detto che va bene uno qualsiasi, basta che si sbrighi!!
- Alcolico?
- Basta. Ti lascio.
- No, guarda, forse non ti rendi conto di cosa...
- Me ne rendo conto eccome! Hai rotto le palle, e io ti mollo, basta.
- Ragiona, forse non…
- Oh! Ma chi ti credi di essere! TI-MO-LLO! E’ chiaro?
(Parlava con se stesso)
- Corbezzoli!
- Capezzoli? Come sei volgare…
- Ma no, era un’esclamazione di sorpresa.
- Eh?
- Sì, capisco che per te sia difficile da capire.
- Io invece capezzolo che sia difficile da capezzolare.
- Questo è già più difficile da capire, corbezzoli!
- Capezzoli? Come sei volgare…
- Così cadi nel catino, cretino!
- Cosa?
- Così cadi nel cretino, catino!
- Non capisco.
(Era catino)
- Prendi una tazza di tè?
- Prendila, prendila.
- Grazie.
- Non ho voglia…
- Io sì, ho una voglia sul braccio destro.
- Hai una voglia di cosa?
- Di foglia.
- Fammela vedere. Hai voglia?
- Sì, ho una voglia sul braccio destro.
- …Quindi tu, essendo un veggente, sapevi che saresti morto.
- Beh, sì, certo.
(Era vivo e non l’aveva previsto)
- …Quindi tu, essendo un veggente, sapevi che saresti sopravvissuto.
- Beh, sì, certo.
(Era morto e fingeva di vivere)
- Ascolta, hai un debito con me. Sgancia il tuo rolex e siamo a posto.
- Beh, mi sembra una richiesta un tantino esagerata...
- Hai ragione.
- …Ma… quindi non lo vuoi più, giusto?
- Giusto, giusto.
(Il debitore va a casa tormentato dal dubbio)
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