venerdì 26 ottobre 2007

Barzelle Bollite


- Di che classe sei?
- Della Heik.
- Della Heik? Ma che lettera è?
- Dell’alfabeto Baiz.
- Ah, ok.


- Io sono della III A.
- Non te l’ho certo chiesto.


- Ah! Che meraviglia la Baresia!
- Ma… questa è la Sfazasia!
- Sì, ma la Baresia è meravigliosa.


- Ho incontrato Franz con il tuo libro.
- Ladro.
- Ma non ho io il tuo libro!
- Infatti, dicevo a Franz.
- Ah, ecco. Temevo di finirci in mezzo.
- A cosa?
- Al libro.
- Ah, ecco il mio libro. Cavolo, cola sangue dall’interno.


- Una Paulaner, grazie.
- No tiengo.
- Niente, allora una Leffe.
- No tiengo.
- Senti, messicano, dammi una cazzo di birra!
- No tiengo.
- BASTAAA!
(massacra un panettiere messicano)


- Messico e nuvole!
- Eh sì. Messico è nuvole. Qui in Messico sempre nuvole.
- No, mi hai frainteso. “Messico e nuvole” sono i versi di una canzone. E poi non siamo in Messico, e non c’è nuvoloso, e perché parli come un indiano?
- Qui in Messico sempre nuvole.
(era un imbecille)


- Ho scoperto l’acqua calda!
- Mettila via subito.


- Ah, un bel bagno tiepido…
- E’ piscio.


- Parafrasando Dante…
- In che canto siamo?
- Nel… un attimo, eh…
- Bocciato.


- Fai tre parti uguali, mi raccomando…
- Non è facile, con un triciclo.
- Ma non devi tagliarla col triciclo, la pizza.
- Pensavo di dover tagliare il triciclo con la pizza!
- Che pizza!
- E che triciclo!
(cavalca la pizza e li investe)


- Mi dai il mio quarto di pizza?
- Terzo di pizza.
- Ah, è divisa in tre?
- No, sei il terzo a ricevere il tuo quarto.
(gli fa ingoiare il quadriciclo)


- Contro cosa?
- Contro niente, ho fatto il contrappello.
- E l’appello?
- Già fatto.
- Contro cosa?
- Contro nessuno, ho fatto l’appello.
- Ah, non il contrappello?
- Quello dopo.
- Dopo cosa?
- Dopo l’appello.
- Ah, dopo, non contro.
- Hai ragione.


- Ciao Frank, hai poi parlato con Franz?
- No, Paul.
- Peccato che io non sia Paul.
- D’altronde io non sono Franz.
- No, sei Frank, ho detto giusto!
- Cosa dici, Paul?


- Fantazni, alla lavagna!
- Ma prof! Io non sono a scuola! Quello che lei vede è un… fantazma, ha ha!
- Due.


- Fantazni, alla berlina!
- Ma… non è giusto!
- Due.


- Fantazni, due.
- Ma…
- Bocciato.


domenica 14 ottobre 2007

Le Ultime (2007)



- Esprimi in modo chiaro ciò che provi.
- AAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHH!


- Bastano poche parole per creare una grande barzella.
- Allora taci.


- Ti sparo!
- Senza fucile?
PAM!


- Sono certo di averti già visto da qualche parte...
- A letto con tua madre?
- Mmm, no, non mi sembra.
- Mentre licenzio tuo padre?
- Mmm, neanche.
- Mentre ti piazzo un 4 in Greco?
- No, no...
- Insomma, posso rovinarti in qualche modo?
- Ecco, sei Dio!
- Bravo.


- Fammi un parallelismo.
- Ecco. Ti ho spezzato entrambe le braccia!
- AAAAAHHHHHHHH!


- Ho scelto te!
- Fai il romantico?
- No, è una strage.


- Vorrei un...
- Guardi che lei ha sbagliato negozio.
- Eh, lo so, ma volevo chiederle se...
- Lasci perdere che è meglio.
- Cercavo solo di...
- Lo so, lo so, ma lo faccia fuori di qui.

- Orsù, beviamo e cantiamo!
- Ma... siamo ad un funerale!
- E allora? Si beva e si canti!
- Ma... è il tuo funerale!


- Sono razzolato giù dalle scale.
- Hai ruzzolato bene?
- Ma ho predicato male.
- Quindi ruzzoli bene ma predichi al mare.
- Non ti capisco.


- Maremma maiala!
- Mia madre si chiama Maremma.
- Ho capito, ma non posso stare attento anche all'aria che respiro!
- Dovresti, invece.
- AAAAAAHHHHHHHH!


- Brindiamo all'anno che verrà!
- Cos'hai nell'occhio, Mike?
- Una voglia.
- Sembra un'infezione...

giovedì 4 ottobre 2007

Le Nuove (2004-2005)

- Guaroski, Fauci e Gekill -


- Io me ne vado altrove.
- A Ltrove? Ci sono stato. Bellissima città.
- Ma no, altrove, non a Ltrove.
- A Ltrove, certo.
- Ma no, mi ascolti quando parlo?
- Beh, quando non parli è difficile ascoltarti.
(se ne va a Ltrove e ci resta)


- E tutto questo sangue?
- Non è acqua.


- Quest’estate vai dove?
- Ltrove.
- Bel posto, rio bove!
- Peccato che sempre piove.
- Solo verso le nove.
- Sì, ma io non c’andrei. Andrei altrove.
- Dove?


- AIUTO! BRUCIA TUTTO! TUTTOOO!
- Cosa brucia?
- Eh, tutto!
- Sì, d’accordo, ma cosa per l’esattezza?
- Ma che stai dicendo? Sei bruciato?
- Anche tu!
(bruciava tutto)


- Quel libro era mio!
- Me l’avevi prestato?
- Sì.
- Dimostralo.
- Beh…
- Visto? Non sei in grado.
- Sì, ma pensavo…
- Eh, pensavo, pensavo…
(se ne va libro alla mano)

- Buon dì.
- Buongiorno, prof.
- Oggi imparerete l’anameteosocrafia.
- Ma cos’è, prof.?
- E’ una metodologia interfrazionale per la decoparafrognostica comparata.
- Ma prof.!
- Zitti e scrivete! La meteognostica interfraziona la sineddomia del parasogico meteostabisecando la logostasi antinomica… la logostasi antinomonic… la logostasi antisociofrast… la logostasi antipolemofrost…
- La logostasi antipaleostasica, prof.
- Bravo.


- Senza pretese.
- Allora taci.
- Sì.


- Non ci sto dentro, ragazzi.
- Ma come puoi pensare di entrare in un bicchiere?
- Bevendomi il cervello.
- Sei proprio fuori.
- Lo so, non ci sto dentro.


- Hai schiantato Bastiano?
- Ho bastonato Schiantano.
- Ma dovevi bastare Schiantano!
- No, Bastiano è scantato.
- Cazzo dici?
- Sì, Bastiano Schiantano è troppo forte…

- A) Come ti chiami?
- B) Io sono Ctrmnzf.
- A) Beh, è un po’ difficile da pronunciare.
- C) Ciao Ctrmnzf!
- B) Ciao Strflst!
- A) Io… Ugo…

- Ho aggiustato la macchina.
- Ma… se hai solo la bicicletta!
- Sì, ma la macchina può sempre servire.
- Giusto.

- Non sono affatto d’accordo con noi.
- Chi? Loro?
- No, io non sono affatto d’accordo con noi.
- Non sono d’accordo.
- Con chi?
- Con Cordo.


- Mio Dio, un Capolavoro!
- Ti piace, eh!
- Che dici, Joe! Non vedi? Sta arrivando un Capo-Lavoro! E’ temutissimo dal 2620, da quando è stato varato lo statuto dei lavoratori di Frasia! Ma dove hai vissuto fino ad ora!? Ci fustigherà…
- Io… non sapevo…


- Ti amo perché sei speciale.
- Ti dilanio perché fai cagare.


- Sì, insomma, lascia il tempo che trova…
- A chi?
- Chi trova? Nessuno.
- Allora non lascia il tempo che non trova.
- Trovi?
- No. Non ho tempo.


- Che bello, guarda! L’arcobaleno!
- Ma no, quello è il ponte che gli indemoniati attraversano per massacrarci.
- E va bene. Mi sacrifico io.
- Giusto.


- Buona questa birra.
- E’ fatta con gli scarti.
- Non mi piace più.

- Sii breve e conciso.
- Sei morto.

- Sii un po’ meno conciso dell’ultima volta, grazie.
- Stai per trapassare fra atroci sofferenze.

- Ehi, non sei tu quello che va in giro predicando morte?
- No.

- Getta la pistola e alza le mani!
- Ma io… non ho la pistola!
PAM!
(troppo tardi)


- Getta le mani e alza la pistola!
- Ma cos…
PAM!
(era pazzo)

- Getta…
PAM!

- Devo tornare a casa. Alla prossima.
- Ma che devi fare?
- Eh, devo tornare alla mia mandria di zebre.
- Cosa? Tu hai una mandria di zebre?
- Già. Devo tornare a sfamarle.
- Ma dove?
- Devo tornare nel mio ranch.
- Ma… tu non hai un ranch!
- Scusa ma devo tornare che è tardi.
- Un momento… tu ripeti sempre “devo tornare”! Stai cercando di confondermi! In realtà mi stai dicendo cose senza senso!
- Addio. Ora devo tornare…
- DOVE? DOVE DEVI TORNARE? DOVEEEEEEE…
(Andato)

A) Ho incontrato Agiluz.
B) Davvero? Incredibile.
A) …Sì… Davvero incredibile! Anche perché Agiluz non esiste!
B) Cosa dici, Agilaiz? Agiluz esiste eccome! Eccolo!
C) Ciao! Sono Agiluz.
A) Davvero? Incredibile.
B) E quindi tu, in realtà, chi hai incontrato?
A) Ho incontrato Agiluz.
B) Adesso. Ma prima?
A) Cosa dici, Agiloiz?

- Aiuto! Aiuto! Mi esplode la testa!
- Presto, falla esplodere!
- E come?
- Immergila nell’acqua!
(immerge la testa, esplode l’acqua e implode il corpo)

- Ok signori, visto che oggi a parlare siamo in parecchi, ci distingueremo così: io sono A.
- Io sono B.
- Io C.
- Io D.
- Io E.
A) Ok, parla pure, B.
B) Ma io sono D.
A) Come?
C) Io sono B!
A) Ragazzi, state facendo già confusione!
(B, C, D, E uccidono A)

A) Va bene, ci siamo. Ora coordino io. B?
B) Sì?
A) Ok, sei attento. C?
C) Ci sono.
A) D, E, spero siate attenti.
D) Sì.
E) Tutto ok.
A) Bene. A te la parola, C.
D) Dunque, io…
B) No, sono io C. Tocca a me!
A) Ragazzi, non ci siamo…
(K, J e X uccidono A)


- Ho sentito la radio.
- Per forza, la radio si può solo ascoltare.
- Ma ho anche visto la tv.
- Per forza, la tv si ascolta e si guarda.
- Poi ho incontrato te.
- E quindi?
- E’ strano, perché tu puoi essere solo vomitato.

- 4.
- Ma ho portato la ricerca…
- 5.
- E ho completato le reazioni a laboratorio.
- 6.
- E ho risposto a tutte le domande…
- 7.
- Per non parlare del capitolo in più che ho preparato…
- 8.
- E se vogliamo puntualizzare…
- Ora non esagerare! E’ 2.


- Perché sventoli la bandiera di una nazione inesistente?
- Perché sono closniaco.
- Quindi verresti dalla Closnia?
- No, closniaco vuol dire assassino.
- AAAAHHHH…


- Ehi, ho controllato sul vocabolario. Closniaco non esiste.
- Ma io sì.
- AAAAHHHH…


- Scusa, ma quante volte vuoi uccidermi?
- Noi della Closnia non badiamo a queste cose.
- AAAAHHHH…


- Stai precipitando nel vuoto.
- Diciamo che il suolo si sta avvicinando progressivamente e piuttosto velocemente a me.
- TONF.


- Brucia tutto! TUTTOOO!!
- Ma se è pieno d’acqua!
(era benzina)


- Esci dalla porta?
- Entro dall’uscio.
(vola dalla finestra)

- Davvero bella.
- Chi? Quella?
- Sì, ella.
- Stella.
- Si chiama così tua sorella?
- Ma… non è mia sorella.
- Davvero bella.


- Bevi un altro goccio?
- Volentieri.
(era il goccio che faceva traboccare il vaso)

- E’ un nuovo ballo?
- No, sono indicibili contorsioni di dolore.
- Ah, me le insegni?
- Volentieri.
(era la contorsione che faceva traboccare il vaso)

- Hai perso una mano!
- Ma ho trovato un tesoro.
- Beh, allora dammi una mano! Chi trova un amico trova un tesoro!
- Hai ragione! Qua la mano!
- L’ho persa.

- MI STANNO STRAZIANDOOOO!
- Sì, ma non urlare.


martedì 2 ottobre 2007

Fase creativa 3



La creazione delle barzelle richiede grande impegno, e comporta zero responsabilità...

lunedì 1 ottobre 2007

Fase creativa 2



Si sfornano barzelle senza tregua...

venerdì 28 settembre 2007

Fase creativa 1


A grande richiesta, ecco finalmente una foto dei nostri eroi, ovviamente impegnati nel duro lavoro barzellico!!!!
Da sinistra, Rocchi Luca (si riconosce dal meraviglioso copricapo vichingo), Scalfari Giacomo e Guareschi Franco.

Nuova Serie (2002-2003)

- Guaroski, Fauci e Gekill -


- Ma il cata rifra la gente?
- No, la luce.
- La gente?
- …


- Zappa la terra.
- Percuoti il bue.
- Trucida il maiale.
- Falcidia il frumento.
- Beh, siamo in una fattoria o nel Vietnam?
- In una fattoria, per tua sfortuna.
(Lo travolge con l’aratro)


- No, ti spiego, dato che la tribbia del locato è istrizia, il locato stesso deve sabaccare la bondaria della tribbia.
- E se il locato non fosse istriziato?
- In tal caso la tribbia non è abbacabile al locato.
- Ma la bondaria della tribbia deve essere istriziata anch’essa?
- No, l’importante è che sia sabaccata.
- Ah.


- Et voilà!
- Beh?
- Non hai visto il coniglio uscire dal cilindro?
- Veramente no.
- Ci credo, sei cieco!
- E coniglio!
(Esce dal cilindro)


- Dai, dai. Di’ pure la tua.
- Beh, io volevo…
- Forza! Spara le tue assurde teorie!
- No, è che io volevo…
- Coraggio! Sguinzaglia i tuoi insani discorsi!
- Ma io la penso come te!
- Ah, ecco.
(Mentiva)



- Ma… l’hai ammazzato!
- Non vedi i capelli a spazzola?
- !? …Cosa cazzo stai dicendo! L’hai ucciso!
- Sì, però, i suoi capelli…
(Pensava che la gente con i capelli a spazzola si potesse uccidere tranquillamente)


- La parola all’imputato!
- C’è poco da dire. Sono arrivato, ho straziato la popolazione e sono scappato.
- Bene. La difesa ha qualcosa da aggiungere?
- Certo. Il mio cliente è innocente!
- Perfetto. La corte ha deliberato. L’imputato è uno stronzo ma non ha commesso il fatto.


- Voglio quella cosa lì.
- Quale?
- Quella.
- Ah, questa.
- Già.
- O quella?
- No, quella.
- Appunto, quella.
- Ma non quella quella. Quella questa!
- Ah, avevo capito questa.
- Va beh, basta! Dammi quella e la finiamo!
- Ma quella questa?


- Mi dai quello?
- Ma quello questo?
- No, quello quello.
- Ah! Quello quello questo!
- No! Quello quello quello!
- Questo?
- Mi passi il tappo?
- Toh.
- Grazie.




A) Ricordo i cavalieri di Strisia attraversare al trotto il campo della battaglia. In testa cavalcavano il signor conte con l’alfiere che reggeva il gran stendardo dorato. Sul campo giacevano i cadaveri dei nemici e dei compagni di guerra… Ricordo i pezzi di lancia spezzata, infilzati ancora nei corpi inermi…
B) …Il crollo finale lo ha avuto diversi anni fa. Da allora lo teniamo rinchiuso in questa stanza. I farmaci lo tengono tranquillo. Ma sono dieci anni che parla da solo di cose senza senso… scusi, lei si chiama?
C) Sono il conte di Strisia.


- Il tavolo non è abbastanza lungo per gli ospiti…
- Basta tirarlo dalle due parti e si allunga. Ora è da sei, se lo tiri, diventa da dieci.
- Ah, giusto. Ora lo faccio.
- Sì, ma ti ci vuole qualcuno che lo tiri contemporaneamente dall’altra parte.
- Hai ragione. Mi aiuti?
- No.


- La mucca fa?
- Miao.
- Il gatto fa?
- Miao.
- Bene.


- L’uccello fa?
- Cip.
- Lo scoiattolo fa?
- Ciop.
- Perfetto.


- Cip e Ciop sono?
- Gatti.
- Bene.


- Qui, Quo e?
- Quando.
- A posto.


- Gallina vecchia fa?
- L’uovo.
- Meglio un uovo oggi che?
- Un uovo domani.
- Domani è un altro?
- Uovo.


- Aladino?
- E’ un ladrone.
- E Saladino?
- Un Salatino.
- Ok.


- Tu sei uno?
- Stronzo.
- Io sono una?
- Merda.
- Dalla padella alla?
- Merda.
- Ottimo.


- Il criceto fa?
- Crick.
- La tua testa fa?
- Crock.
- David Crocket gioca a?
- Cricket.
- David Cricket lancia un?
- Rocket.
- La Rocchetta fa?
- Cagare.
- No.
- Pisciare.
- Bene.



- Occhio per occhio…
- Dente al quadrato.
- A caval donato…
- Tanto di cappello.
- Tanto va la gatta…
- Che si stanca.
- Chi fa da sé…
- Non arriva a domani.
- Chi va con lo zoppo…
- E’ un po’ sfigato.
- La sai lunga.
- …questa non la conosco.


- Picchialo!
- Fatto.
- Torturalo!
- Fatto.
- Irridilo!
- Fatto.
- Ora puoi lasciarlo andare.
- Gatto.
- Cosa?
(Matto)


- Quella mi fa impazzire.
- Scusa ma… è mia mamma.
- Mi prende da paura…
- Ti ripeto che è mia mamma!
- Chissà cosa ti fa a letto…
- Ti prego, non costringermi a…
- La voglio!
- Non continuare, altrimenti…
- Altrimenti? Sono pur sempre tuo padre!
(Preso dal complesso edipico fa strage dei genitori)


- Mi hai proprio spennato!
- Eh già…E adesso?
- Beh, più di così! Ti saluto e me ne vado.
- Col cazzo!
(Dopo averlo spennato a poker, mette in forno l’amico pollo)


- Capisci? E’ troppo, troppo, troppo importante.
- Troppo per chi?
- No, nel senso che è molto, molto importante.
- Ah, molto, non troppo.
- …Beh sì, intendevo molto, ovvio.
- Eh, dì molto, allora, non troppo.
(Finisce un’amicizia)


- BAAASTAAARDIII!
(Lo stavano torturando)


- Oh Dio, Dio…
- Dimmi.
- Ma… Dio…
- Eh, dimmi.
- Ma… Ma tu mi stai parlando! Mi stai parlando!
- Eh, dimmi!
- Oh! Oh Dio! Tu mi parli! MI PARLI!
- Sì! Sì! Dimmi cosa vuoi, cazzo!
- OH DIO! DIO!
- E basta!
ZOT!


- Che esperienza fantastica! Che esperienza!
- Favoloso! Davvero bellissimo!
(Le loro vite rimasero una merda)


- No, guarda, non ce la faccio più…
- Dai, resisti! Ormai manca poco!
- Non ce la faccio! Non ce la faccio!
- Dai che ce l’hai quasi fatta, un ultimo sforzo!
- Davvero, non ce la faccio più!
- Ormai è fatta! Coraggio!
- No, sono al limite…
- Allora vaffanculo.
- Mi dispiace. Addio…
- Aaaaaaah!!
(Lascia precipitare l’amico nel baratro)



- Io non me la sento…
- Tranquillo, abbiamo tutto il tempo che vuoi.
- Sì, ma non me la sento di parlare normalmente con te.
- Calmati, sei tra amici ora.
- Sì, ma tu sei la Morte, e io non sono affatto a mio agio con te.
- Non c’è motivo di avere paura. Sono qui per te, certo, ma questo non vuol dire che io sia tuo nemico. In realtà voglio ascoltarti, voglio capirti.
- No, no, mi rifiuto. Ho paura, e non cercare di compiacermi.
- Cerca di rilassarti, non devi temere nulla.
- Non ti credo! IO non ti credo!!
- Va beh, ora basta, hai rotto.
- AAAAAHHHHHHH!!!


- Ecco, un paio di sacchetti di fischioni e siamo a posto.
- Verdi o neri?
- Cosa cambia?
- Beh, per gli intenditori ci sono evidenti differenze.
- Allora, visto che ne voglio 2, mi dia un sacchetto verde ed uno nero.
- Con gambo rosso o giallo?
- Cosa cambia, stavolta?
- Beh, per gli intenditori vi sono parecchie differenze.
- Senta, non posso stare qui tutto il giorno, mi faccia un mix e siamo a posto.
- Non posso.
- Perché?
-I gambo giallo sono confezionati separatamente dai gambo rosso.
- Che cazzo, mi dia i più economici, allora.
- Non posso.
- Perché, di grazia?
- Costano uguali.
- Sa che mi ha stufato? Comunque, mi dia ciò che vuole e la chiudiamo!
- Non posso.


- Desidera?
- Un aperitivo. E veloce!
- Quale?
- Senta, non rompa, quello che vuole lei, basta che sia decente.
- Fruttato?
- Le ho detto che va bene uno qualsiasi, basta che si sbrighi!!
- Alcolico?


- Basta. Ti lascio.
- No, guarda, forse non ti rendi conto di cosa...
- Me ne rendo conto eccome! Hai rotto le palle, e io ti mollo, basta.
- Ragiona, forse non…
- Oh! Ma chi ti credi di essere! TI-MO-LLO! E’ chiaro?
(Parlava con se stesso)


- Corbezzoli!
- Capezzoli? Come sei volgare…
- Ma no, era un’esclamazione di sorpresa.
- Eh?
- Sì, capisco che per te sia difficile da capire.
- Io invece capezzolo che sia difficile da capezzolare.
- Questo è già più difficile da capire, corbezzoli!
- Capezzoli? Come sei volgare…


- Così cadi nel catino, cretino!
- Cosa?
- Così cadi nel cretino, catino!
- Non capisco.
(Era catino)


- Prendi una tazza di tè?
- Prendila, prendila.
- Grazie.


- Non ho voglia…
- Io sì, ho una voglia sul braccio destro.
- Hai una voglia di cosa?
- Di foglia.
- Fammela vedere. Hai voglia?
- Sì, ho una voglia sul braccio destro.


- …Quindi tu, essendo un veggente, sapevi che saresti morto.
- Beh, sì, certo.
(Era vivo e non l’aveva previsto)



- …Quindi tu, essendo un veggente, sapevi che saresti sopravvissuto.
- Beh, sì, certo.
(Era morto e fingeva di vivere)


- Ascolta, hai un debito con me. Sgancia il tuo rolex e siamo a posto.
- Beh, mi sembra una richiesta un tantino esagerata...
- Hai ragione.
- …Ma… quindi non lo vuoi più, giusto?
- Giusto, giusto.
(Il debitore va a casa tormentato dal dubbio)

martedì 25 settembre 2007

Nuova Serie (2002-2003)

- Guaroski, Fauci e Gekill -


- Hai chiamato l’avvocato?
- Ato.
- Ma ti sei rincoglionito?
- Ito.
- Oh, ti sei drogato?
- Ato.
- Sei impazzito!
- Ito.
- Cosa cazzo ti sei calato?
- Ato.
- Sei proprio fuoriuscito…
- Ito.
- …
- Ato…


- Insomma, a quel punto decisi di inoltrarmi nella foresta…
- Ma dimmi, dimmi, raccontami, mi interessa.
- Raggiunsi una radura e vidi, nel centro di essa, un vecchio edificio malandato…
- Ma dimmi, dimmi, mi interessa.
- Mi avvicinai all’edificio e notai che dietro una finestra brillava una luce…
- Ma dimmi, dimmi, mi interessa.
- Mi avvicinai ancora e a quel punto…
- Sai che non me ne frega un cazzo?


- ♪ ♫ Yes, I love you, I love you! Yes, I love you…♪ ♫
- Gigi, spegni la radio.
Click.
- ♪ ♫ Yes, I love you, I love you! Yes, I love you…♪ ♫
Gigi, spegni l’altra radio.
Click.
(Gigi era l’unico imbecille al mondo che ascoltava contemporaneamente due radio sincronizzate sulla stessa frequenza)


- Mm… potrebbe essere complicato…
- No, guarda, è semplicissimo.
Bang!
- Cazzo fai?
- He he, volevo farti paura.
- Ma smettila. Dicevo, potrebbe essere complicato…
- Sì, è vero.


- Non ho più parole.
- Ci credo. Sei morto.


- Sta a sentire: mi hai proprio rotto i coglioni!
- Ciò non toglie che in Africa milioni di bambini muoiano di fame.
- E questo che cazzo c’entra?
(Diventano missionari e vengono presto trucidati da un gruppo di zulù in vacanza)


- Ho trovato le parole.
- Impossibile. Sei morto.


- Non so se…
- Non vedo come…
- Non riesco bene a…
- Non mi pare che…
- No.
- No.
(No)


- Ibn alz gollas!
- Halfas halfas!
- Nik! Ibel or atau!
- Halfas halfas!
- Oh! Ibn alz ghereini! Id ulz?
- Halfas halfas!
- Ma vaffanculo.




- Tarazni Marcello!
- Sì, prof?
- Fuori. Interrogato.
- Va bene, prof.
- …Sì, ma che cazzo di cognome c’hai?
- Ma… prof…
- Sei davvero ridicolo!
- Io…
- Ma i tuoi compagni non ti beccano per il culo?
- Ma…
- Sparati, va…
- E l’interrogazione?
- Ah, cazzo, è vero! Dai, un paio di domande e poi ti vai a sparare.
- Va bene, prof.


- L’hai messo il gettone?
- Con quale motivazione?
- Per far partire il missilone verso il mondo coglione!
- No, mi sono scordato.


- Già sta calando…
- Cosa, caro, il sole?
- Il mio desiderio per te, vecchia ciabatta.


Smack!
- …E’ il primo bacio che do a un ragazzo, sai Marcello?
- Dai!
- Sì, davvero! Non mi credi?
- No, cioè sì, è che sei così carina che credevo… chissà quanti ragazzi…
- Scemo…
- Ti va il secondo bacio?
- Ma certo. Però, prima… Com’è che fai di cognome?
- Tarazni.
- …
- Ehi?
- …
- Tutto bene?
- …
(Tip tap tip tap tip tap tip tap tip tap tip tap tip tap tip tap…)


- In fondo ti ho solo ucciso.
- Sì, ma prima mi hai torturato!
- Vero.


- 2 x 2?
- 9!
- 2 x 2?
- 9!
- 2 x 2?
- 9!
- Ascolta bene. Non rispondere senza pensare. 2 x 2?
- 9!
- Bo, basta, bocciato.


- Sei un fuoriclasse! Un dio!
- Grazie, mister.
- Domenica il numero 10 è tuo.
- Grazie.
- Dimmi il tuo cognome, che ti metto nella distinta.
- …
- Beh?
- …
- Ti chiamerai mica “Tarazni”, ha ha!, dai, su…
- …


- Perché mi punti il fucile a pompa alla testa?
Bang!


- Guarda, Gigino, che se non vai subito a letto arriva Tarazni che ti porta via!
- Va bene, mammina, buona notte.
(Tarazni arriva lo stesso. Uccide il padre, violenta la madre e rapisce il fanciullo).


- …e il congegno che salverà il mondo dal tormento indicibile e dalla disperazione incommensurabile?
- Si è rotto.


- Ti voglio molto, molto, molto bene.
- Sono le tue ultime parole?
- Sì.
- Che stupida romanticheria…
- Ti voglio molto, molto bene. Lo so che adesso tu mi ucciderai, ma io ti voglio molto bene.
- Guarda, basta, mi fai vomitare. Ti sparo e la chiudiamo qui.
- Va bene.
Bang!


- Non caracollare così!
- Conosci Chiara Collare di Cazì?
- Ma cosa stai dicendo? Piuttosto, passami il caro collare di Fifì.
- Perché caro?
- “Perché caro” il collare, o “perché caro” nel senso di “perché, caro”?
(Arriva Fifì e li sbrana)


- Penso che ti ucciderò.
- Io ti uccido e poi ci penserò.


- Questo è un mattino di sole raggiante!
- E questa è una lama d’acciaio tagliente!
- Mi vuoi colpire ferocemente?
- Con veemenza, possibilmente.
(Lo uccide con un fendente)


- Ti amo.
- Non dirlo.
- Ok, mi è scappato. Ma non riuscivo più a trattenermi, dovevo dirtelo.
- Sai, mi imbarazzi… forse non sono pronta per questo.
- Non preoccuparti, non voglio farti fretta, era solo per darti sicurezza. Io sono qui, e tu puoi fidarti di me.
- Lo so, ma capisci, ho solo sedici anni, e tutto ciò un po’ mi spaventa.
- No, no, non voglio questo. Stai tranquilla. Non ti sto chiedendo una risposta.
- E allora vaffanculo.




- Sei tu che mi hai sterminato la famiglia?
- No, io facevo il palo.
- Ah, il palo. Comunque non ti hanno arrestato…
- No no.


- Ma allora tu non sei morto quando…
- No.
- Allora sei venuto qui per…
- Sì.
- Quindi io ormai sono…
- Sì.


- Senti un po’…
- No, sento tutto, non un po’.
(Era sordo e immaginava quello che sentiva)


- Inconcepibile.
- Inimmaginabile.
(Erano morti)


- Allora, perdìo, hai capito qual è il contrario del triangolo rettangolo?
- Il rettangolo triangolo!
- Ma sì, sì, sììì!


- Cos’è? Un valzer?
- No, è la marcia funebre della tua famiglia.
- L’hai sterminata?
- Ieri.
- Caspiterina.


- Ti picchio!
- Che pacchia!
- No, ho detto che ti picchio!
- Che pacchia!
- Ma sei sadico?
- Sa! Dico.
- Uff, mi hai rotto…
(Non lo picchia)


- Io sono corto.
- Io sono a corto.
- Io sono accorto.
(Il quarto non parlava perché era morto)


- Guarda che non mi hai straziato all’inverosimile.
- Ma ancora non ho usato l’attrezzo che ti dicevo.
- Ah.


- Quello è un pollo!
- Saperlo non vollo!
- Vorrai dire “non voglio”!
- Vossei dise “vol nollo”!
(Il pollo se ne va)


- Aggiusta l’aggeggio aggettante sull’oggetto!
- No.


- Vacci con la gallina!
- No.
- Dai, vacci con la gallina!
- No.
- Dai…
(Il pollo non ci sta)


- Fuoriii! Si chiude.
- Ma sono le due! Il locale chiude alle tre!
- Fuori, cocco. C’è l’ora legale.
- Poi cocco lo vai a dire ad un altro!
- Dai, era solo per scherzare…
- Un cazzo!
(Genera una rissa colossale e gli fa chiudere il locale)
- Per forza, erano le tre…
- Sì, cocco, ma glielo fa chiudere la pula!
- Come mi hai chiamato?




- Mi piace questa cucina.
- Ma dai, fa schifo. E’ kitsch.
- Beh a me piace la cucina kitsch. Anzi, vorrei tanto cucinarmi un chicken in una kitchen kitsch.
- Non sei un cazzo chic…
(il chicken se ne va)


- E non parlare per partito preso!
- Ma no, abbiamo vinto!
- Cos’hai capito? Non “partita persa”, intendevo dire di non fossilizzarti troppo sulla stessa idea.
- Ah, ecco perché a volte mi fanno male le gambe…
- Perché?
- E’ un principio di fossilizzazione.
- …!? …!? E’ un modo di dire, come “sii te stesso”. Cos’hai capito?
- E chi se no?
- Eh? Cos’hai capito?
- …
- Ma no! Cos’hai capito?
- Marco, stai bene?
- …!? Cos’hai capito?
- Aiutatemi! L’abbiamo perso!
- …Cos’hai capito?
(Muore inceppato)


- Cos’hai detto?
- Quello che ho detto.
- Quello che ha detto chi?
- Quello che ho detto io!
- Che ho detto io!
- Io chi?
- Io io!
- Ah, non io-tu!
- No, tu-io!
(Lui era l’altro)


- Hai capito?
- Cosa?
- Quello che volevo spiegarti.
- Cioè?
- Che non si può ottenere sempre ciò che si vuole.
- Ah no? E cosa si vuole?
- Ma… tu non sei quello che ha inceppato Marco?
- No.
- Ah, bene. Dicevamo?
- Cosa?


- Hai presente Arlecchino?
- Chi, quel personaggio a rombi colorati? Un buffone.
- Non sminuirlo così. La leggenda narra che…
- Un po’ come te.
- Ma lascia stare. La sua notorietà…
- Direi un pagliaccio come te.
- Sto cercando di spiegarti…
- Sfigato…


- Eh, panta rei…
- Cioè? Vuoi dire che siamo tutti colpevoli?
- No, non è “panta” (greco) e “rei” (latino). E’ tutto greco. Quindi?
- E’ tutta colpa di Pantalone.
- Bravo.


- Eh?
- Eh?
- No, niente.
- Niente cosa? Niente è niente!
- No, niente non è niente!
- Va beh, niente…
(Conoscevano solo questi vocaboli)


- Quante volte ti ho detto che…
- Due!
- No, ma quante volte ti ho detto che…
- Tre!
- Sì, ma quante volte ti ho detto che…
- Tre!
(Cinque)


giovedì 20 settembre 2007

Serie Mediana (1991-92)

- Fauci -


- Sono la morte, la morte nera
con ali di corvo volo leggera
(Si apre la stagione di caccia e uccidono la morte
)

- Cos’hai fatto ieri?
- Sono andato a scuola.
- E oggi cosa fai?
- Vado a scuola.
- E domani?
- Andrò a scuola.
- Ma a che pro fai ciò?
- Qui pro quo.
- Qui quo qua?
- Lallallà.
(Impazzano)


- Io sono la verità.
- Quindi non esisti.
- Io sono assoluta.
- Quindi non sei.
- Io sono!
- No.
- Sì!
- No no.
- Dici?
(La verità inizia a dubitare e scompare nel nulla)


Sul tram.
- Mi faccia vedere il biglietto, prego.
- Ma… veramente non ce l’ho.
- Ha l’abbonamento, allora?
- No, guardi…
- Documenti, per favore.
- No, ma vede…
- La devo multare, sa?
- Ma io non…
(Parlava all’autista)


- Madre, mi sento la febbre!
- In miniera, subito!
- Ho la polmonite!
- In miniera.
- Ho la pleurite!
- In miniera.
- Ma ho l’asma!
- In miniera.
- Ma ho il colera!
- In miniera.
- La lebbra!
- In miniera.
- La peste!
- Ho detto in miniera!
- Ma madre… ETCIU’!
- A letto, a letto, presto…


- Ma? Forse? Che sia? Potrebbe? Sarebbe? Esiste? Eppure? Sarà? Verrà? Chissà?
(I punti interrogativi lo assalgono e ne fanno poltiglia)


- Chiama l’ascensore.
- Ascensore!
- Ma allora sei un comico nato!
(Arriva Ascensore e fanno amicizia)

- Parker!
- Sì, dimmi.
- Mi presti una penna?
- Anche una piuma se vuoi.
- Ma no, per scrivere!
- Allora ti do una zampa di gallina.
- No, con quella scrivo male…
- Beh, deciditi.
- Dammi una cresta e facciamola finita.
- Dell’onda?
- Ma no, della testa!
- Allora vai dal parrucchiere.
- Ma quello è capace solo di lavartela, la testa…
- No, anche di tagliarla.
- Allora è un boia!
- Vacca boia!
- Vacca bue!
- Liga?
- Ligabue.
- E Caravaggio?
- Buon viaggio.
- In giro per il mondo?
- Sì, in giro.
- Allora ti do una biro.
- Quanta fatica per scrivere una cartolina…


- Voi, creature delle tenebre!
- No.
- Della luce?
- No.
- Penombra?
- Nemmeno.
- Ma allora cosa diav…
(Si stava sognando tutto)


- Guarda là!
- Ma io sono muto!
- Ah.


- Dammi l’ombrello.
- Tieni.
- Ma questa è una teiera!
- Certo.
- Ma io ti ho chiesto un ombrello!
- Lo so.


- Scacco!
(Uccide l’amico matto)


- Stappa il libro.
- Ma… cosa stai dicendo!
- E stappalo!
(Lo stappa e lo legge)
- Ora sfoglia la bottiglia.
- Ma… tu sei matto!
- E sfogliala!
(Legge anche quella)


- Dimmi, tu credi in Dio?
- Beh, sai, a volte racconta di quelle balle che non stanno né in cielo né in terra…
(Lo inquisiscono)


giovedì 13 settembre 2007

Vecchia Serie (1988-90)

- Guaroski e Gekill -


- C’è caldo oggi, vero?
- Sono abituato a molto peggio, he, he!
(Il diavolo becca un’insolazione della madonna fino a piangere fuoco)


Dling! Dlong!
- Chi è?
- La mamma.
- Resti fuori.
(la mamma ha le chiavi, entra e pesta il figlio)


- Ci credi?
- No, non ci credo.
- Dai che ci credi!
- No, non ci credo.
- Ci credi!
- Non ci credo!
- Ci credi!
- Non ci credi!
- Credi?
- A boh…
- Beh?
(ci credeva)


- Schiaccia quel bottone!
- Non ci arrivo.
- Allora niente.
(Era la salvezza del mondo)


- Allora, hai comprato le scarpe?
- No, ho comprato una ruota.
- Sei imbecille? Riporta la ruota e comprati le scarpe.
- Ci sto.


- Devo pisciare.
- No, non piscerai.
- Ma…
(Muore pieno)


Un uomo torna a casa dal lavoro.
- Ciao cara! Sono tornato! Ho una fame da lupi! L’unica mia gioia ormai è sapere che la sera mi aspetta una bella cenetta preparata con amore dalla mia cara mogliettina. E’ pronto?
- No.
(Il tipo uccide la moglie, se la mangia e il mattino seguente la saluta prima di andare a lavoro)


- Ho vinto un viaggio-premio, vorresti venire con me in Amazzonia?
- Perché sì!
- Allora no?
- Non importa.
- Come no! Ho vinto un viaggio-premio!
- E allora?
- Ti offro un viaggio in Amazzonia, ci vieni?
- Perché sì!
- Allora no?
- Non importa.
- Come no! Ho vinto un viaggio-premio!
- E allora?
- TI OFFRO UN VIAGGIO IN AMAZZONIA, CI VIENI?
- Perché sì!
- BAAAASTAAAA!
- Perché sì!
(Si prendono a viaggiopremiate nei denti)


- Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Tu, non avendolo fatto, immagina dove sei.
- Io… affogh…


- Vieni a San Remo?
- Con il Remo?
- Ma sei scemo?
- No, sono Remo, he, he!
(Vanno a San Scemo con Remo)
- Vieni a San Remo?
- Con lo scemo?
- Con il remo!
(Ci vanno in barca)


- Vieni a San Remo?
- In barca?
- In barca?
- Eh, se ci vengo col remo, ci vuole anche la barca!
- Ma perché ci vuole il remo?
- Credevo fosse la prassi!
(Era scemo)


- Vieni a San Scemo?
- Ma sei remo?
- Un po’.


- Vieni a San Remo?
- Ma Remo è morto!
- Sì, ma l’han fatto santo!
- Ma… cosa dici, Romolo?
(Lo uccide e fonda Roma)


- Vieni a Remo San?
- A San Remo, vorrai dire!
- Veramente intendo Remo San, antica città della Cina.
(Intendeva San Remo ligure. Vanno in Cina)


- Vieni a…
- San Remo, giusto?
- In realtà volevo andare a Noceto.
- Ah. Andiamo.
(Non ci vanno)


- Che figuraccia che hai fatto! Sono costretto a picchiarti.
(Lo massacra)


- Hai preso il tram?
- No, ho preso il trom.
- Cos’è il trom?
- Non è il trum.
(Ha preso il tram)


- MAMMA! MAMMA! COSA MI HAI REGALATO PER NATALE?
- Niente.


- Ecco, questa è la mia pianta carnivora.
- Ma può mangiarci?
- Beh, sì.
(Li mangia tutti e due)


- Nessuno lo seppe mai…
- Che cosa?
- Ma scusa, nessuno lo seppe!
(Lo sapeva)


CHI LEGGE MUORE… Ma… se ho scritto queste parole, le ho anche lette! He, he! Questo gioco non si può fare!
(Muore)


- Ehi, Gianfilippo! Vieni in montagna con noi?
- Purtroppo ho moltissimi impegni, sto preparando un grosso esame che tenterò di dare la settimana prossima, e tra l’altro in questi giorni devo aiutare mio padre in ditta, oltre a…
- Guarda che non ci fotte un cazzo della tua presenza, volevamo solo che portassi il Mercedes.
(Gianfilippo fa strage degli amiconi a va al mare in Mercedes)


- Noooo!
- Siiii!
(Forse)


Al bar.
- Dunque Mario, il piano è questo: svaligiare l’armeria di via Cairoli domattina e rapinare la banca nel pomeriggio. Poi, dopo aver portato il malloppo nel casolare…
- Scusi, ma io non sono Mario.


- Ti sto facendo malissimo?
- Da scoppiare.


- Va beh, ci vengo al cinema.
- Ma chi cazzo ti ha invitato!
(Il tipo ci rimane di merda e si ammazza. L’altro tizio, allora, sentendosi l’amico sulla coscienza, lo porta al cinema)


- CARO! CARO! ABBIAMO VINTO UN VIAGGIO DI DUE SETTIMANE A IBIZA! TUTTO PAGATO, IN UN ALBERGO EXTRA-LUSSO! E’ FANTASTICO! ERANO ANNI CHE ASPETTAVO UN’OCCASIONE SIMILE!
- Cara, lo sai che mi piace la montagna.
(La moglie ingoia i biglietti dalla rabbia e muore soffocata. Il marito le ficca una mano in gola, recupera il premio e parte per Ibiza con una sventola)


- Insomma, siamo d’accordo.
- No.


- Scusa, mi passi il tovagliolo?
- Il vaiolo? Certo che non ce l’ho!
- Ma no, t’ho detto di passarmi il tovagliolo!
- Ah, toh.
(Gli infetta il vaiolo)


- Fosti?
- Sarò.
(Era)


- Io t’ammazzo!
- Io pure.
- Da morto potrai fare ben poco, he, he!
(Si suicida e poi ammazza l’altro per dimostrargli la veridicità della sua azzardata asserzione)


- Oh.
- Oh.
(Erano due fratelli che non si vedevano da dieci anni)


- Mangi?
- No.
- Allora muori!
- No.
- Allora mangi!
- No.
- Ma se non mangi muori!
- Ma io non muoio.
- Allora mangi!
- No.
- Allora muori!
- No.
(Mangia e muore)


- AFFOGO! AFFOGO!
- Ragione per cui?
(Il tizio impara di colpo a nuotare, raggiunge sulla spiaggia quell’altro e lo soffoca nella sabbia)


- …u…


Ad un incontro di box.
- Fai gioco di gambe! Di gambe!
(Prende a calci l’avversario e trionfa)


- Ti ritieni intelligente?
- No.
(Era oggettivamente molto stupido)


Toc! Toc!
- Chi è?
- Il lupo cattivo!
- Ha! ha! Entra, boscaiolo!
(Era la nonna, che dopo essersi pappato il lupacchiotto, puntava Cappuccetto)


- Ciao Jhonny!
- Ma io non sono Jhonny.
- Però siamo amici!
- No.


- Ma… stiamo camminando in mezzo alla strada!
- Cosa vorresti dirRROARRR!!
- Che cazzo fai?
- No, niente, un po’ di catarro.


- Quando sei nato?
- Il 32 dicembre.
- Ma non esiste!
- Neanche io esisto. Sei così imbecille che stai parlando col nulla.
- Capisco.


- Dai che è tardi! Sbrigati!
- Perché tanta fretta? Abbiamo tutto il temp…
(Crolla il palazzo per pura sfiga)


- Ciao!
- Ciao!
- Ciao!
- Ciao!
- Ciao!
- Ciao!
- E beh? Piantiamo lì?
- No!
(Continuano a vita e anche a morte, allora il diavolo li picchia per farli smettere, ma loro continuano, così li manda da Dio che li fustiga a sangue, ma non vogliono smettere, per cui li caccia sulla luna dove provano a farli smettere i marziani con tecniche di dolore acuto. Ma niente da fare. Interviene allora il principio del mondo che li espelle dall’universo. Ove continuano).


- CIAAAAAAA
(Non riesce a concludere il saluto perché trafitto da una lancia)


- ALEE! E’ FESTA! ANDIAMO AL MARE A FARE IL BAGNO! PRENDIAMO IL SOLE! DAI! FACCIAMO SURF! ALEE!
- Guarda che è inverno.
- ANDIAMO A PATTINARE!
(Fanno il bagno al mare e affogano dal freddo)


- Hai l’astuccio?
- L’ho comprato ieri.
- E’ bello?
- No.


- Ehi! Fai la collezione di soldatini di piombo?
- No. Uomini di piombo.
- Ha, ha! Uomini di piombo?
(Lo impiomba)


KLUNK, KLUNK, KLUNK…
- E allora? Ti muovi a uccidermi?
- Un po’ di pazienza, dai.
KLUNK, KLUNK, KLUNK…



- Mammina! Mi vuoi bene?
- No, figliuola.
- Ah, ecco! Tutto si spiega, allora!
- Certo, figlia mia. Ogni cosa ha un suo perché. Ma ora lavati il visino e vai a lettuccio.
- Va bene, mammina!


- Aiuto! Arriva l’ambulanza!
- Beh? C’è d’aver paura?
(Li investe)


- OH! RAGAZZI! RAGAZZI! ANDIAMO NELLA STANZA DELLE RAGAZZE A FARGLI UNO SCHERZO?
- No.


- Ma tu sei leghista o nazionalista?
- Beh, a me piace la pasta.
(Lo internazionalizza nei denti)


- ENTRA!
- No, sto fuori…
- ENTRA!
- No, sto fuori…
- ENTRA!
- No, sto fuori…
- ENTRA!


- Conosci Lucio Chiroli?
- Lucio chi?
- Roli.
- Lucio Roli? No, non lo conosco.
- No, Lucio Chiroli!
- Roli chi?
- Chi-roli!
- E chi è Roli?
- E’ il cognome di Lucio.
- Roli Lucio?
- Chiroli Lucio.
- Lucio chi?



- Conosci Aldo Chirolo?
- Chi?
- Aldo.
- Ah, Chialdo Rolo.
- Sì.
- E’ un nome che ho già sentito…
(Era lui)
- Ah, tra l’altro, conosci Aldo Chirolo?
- Chi?
- Lui.
- Chi è lui?
- Lui è Chialdo Rolo.
- No, lui è la risposta a “chi”!
- Chi chi?
(Si tramutano in Galli e invadono Roma)


- Conoschi?
- Cosa?
- Conoschi quegli affresci?
- Ma ce lingua parli? Il chinese?
- L’inciostrino!
(Erano due che non ammettevano la loro demenza)


Pam!
- Ti ho fatto male?
- Ma no, dai…
PAM!
- Fatto male?
- No, smettila, dai…
PAM!
- Fa male?
- …
- …male?…
- …


- Oh, chiudila piano la porta, così la spacchi.
- L’ho rotta?
- No, però…
- E allora non rompere i coglioni!
(Aveva rotto muri, quadri, mobili e TUTTO, ma la porta non era rotta)


- Ciquita, la banana 10 e lode!
- Gino! Ecco il tuo compito! 10 e lode!
(Lo espongono dal fruttivendolo)


- Capisci? Se tu a CI togli I, rimane CH!
- Cosa rimane, scusi?
- CH!
- Eh?
- CH!
- Cosa?
- CH!
- Come?
- CH!
(Glielo fa ripetere fino a che non vomita il cervello)



- Vorrei un etto di arachidi.
- Noi non vendiamo ragni, signore.
- Ma… arachidi, non aracnidi!
- Deve andare allo zoo.


- Vorrei un etto di noccioline americane.
- Ragni non ne vendiamo, signore.


- Ne vorrei un etto.
- Di ragni? No, non ne abbiamo.


- Pierino!
- Prof!
(Dà una nota al professore perché non stava attento)


- Achtung! Arriva the bomb!
- Ma come cavolo parli? Sei austro-ungarico?
BOOOOOOOM!
(Non era il momento di sottilizzare)


- Sei morto?
- No, sono vivo!
(Era vivo)
(Era morto)


- Mamma, mi ami?
- Dovrei?


- HO FATTO TREDICI! HO FATTO…
- ATTENZIONE! OTTO RISULTATI SONO CAMBIATI!
(Fa tredici nell’altra colonna)


- Hai finito di fare i tuoi stupidi giochetti?
(Stava perfezionando l’arma infallibile per disintegrare il mondo)


Vecchia Serie (1988-90)

- Guaroski e Gekill -


- Dottore, sto male.
- Beh?
(Curano il dottore)


- Ciao. Come ti chiami?
- Carlo.
- Come me!
- Perché? Come ti chiami?
- Eh, se mi chiamo come te…
- Franco?
- Ovvio.


- Vuoi un pezzo di nulla?
- Caso mai un goccio di niente.
(Mangiano come i porci)


- Ciao, vecchio mio!
- Dunque, non sono vecchio e non sono tuo.
(Lo compra e lo stagiona)


- RAGAZZI! RAGAZZI! HO VINTO UN MILIARDO ALLA LOTTERIA!!
- Anche noi.


- Dai, vieni avanti. Attento al palo. Occhio al gradino. Cazzo, sei cieco?
- Sì.


- Guarda che io sono un guerriero!
- Eh, va a far la guerra e non rompere i coglioni.
(Ci va e muore)


- Ma tu esisti?
- Penso di sì.
- Ah, quindi pensi.
- Eh, se esisto…
(Pensava ma non esisteva)


- Allora, l’hai comprato il libro?
- Sì.
- E perché?
- Non saprei.
- Ma l’hai comprato davvero?
- No.
- Allora che cazzo dici?
- Non volevo creare polemiche.
(Si picchiano con il libro che in realtà aveva comprato)


- Scusi, che ore sono?
- Ma… se ha l’orologio!
- Volevo disturbarla.
- Sono le dieci.
- Grazie.


- Papi! Papi! La mami mi ha buttato il bambolotto!
- Gliel’ho detto io, piccola.
(La fanciulla scotenna il papi, lo riempie di gommapiuma e ci giuoca)


- Bugiardo!
- Non è vero!
Bang! Bang!
- Ora sei un bugiardo morto…
- Guarda che non sono morto!
(Era bugiardo. In realtà era morto)


- Guarda! Un airone! Spara!
Bang!
- Stronzo, l’hai mancato! Era un tiro facilissimo, cazzo, sei un cane! Ma ci vedi? Vatti a nascondere, va, incapace! Imbranato! Ma si può essere così animali? Vergognati! Ti sei proprio rinc…
Bang!


mercoledì 12 settembre 2007

Genesi delle Barzelle

di Andrea Bersellini

Dopo anni e anni che vivevo sprofondato sul comodo divano della mia esistenza, sentire la voce di Gekill propormi un malloppo di nuove barzelle è stata una specie di doccia fredda.
Tre volte - tre volte dico - l’ho dovuto mandare a Farincùlo prima che, mosso a pietà comunque dal raro grado di decerebratezza con cui avevo a che fare, accettassi perlomeno di leggere la robaccia che ora avete fra le mani. “Compagnia della Paletta”! Puah! Ora che vivo il mio mondo piccolo-borghese costruito a fatica, l’unica paletta che frequento è l’attrezzo atto a rimuovere le merde dei miei gatti o lo sporco sotto il tavolo… non posso che constatare con un sorriso maligno che, in effetti, un qualche collegamento c’è…
Ma chi scrive è messo appositamente qui a scrivere in quanto è uno dei pochi che, suo malgrado, ricordi che la paletta è un simbolo di morte presso il popolo dei camuni (antichi abitatori le terre di Val Camonica) e fu proprio dopo una gita in quella lande ricche di mele e speck che i due Guaroski e Gekill diedero la stura alla più pericolosa iniezione di idiozia che il mondo abbia conosciuto.
Nato come genere ermetico, per pochi eletti, genere recitato, per lo più e non letto, la barzella approda qui alla sua prima forma editoriale che si rispetti. Le prime erano schizzi, disegnini e appunti - elaborati durante le ore di lezione (!) - che venivano propinate, con corredo di urla da mattatoio e qualche mazzata, durante l’intervallo a chi avesse avuto il coraggio di avvicinarsi a quel capannello schiamazzante.
Gekill e Guaroski ne erano allora il fulcro ma come dimenticare gli altri che ne facevano parte? Come non citare almeno Ciccio, autore dell’unica barzella a lieto fine?
[1]
La scena che un passante aveva sotto gli occhi era più o meno questa: alla luce di una della finestre del corridoio, Gekill, Guaroski e Ciccio si presentavano ognuno stringendo fra le mani un foglietto contenente il parto delle ore precedenti… uno dei tre cominciava a leggere con voce stentorea una vicenda senza senso di cui era protagonista la Morte (sì, con la “m” maiuscola, incappucciata di nero… quella lì…) che si concludeva immancabilmente con un urlo lancinante (stavolta la morte, con la minuscola, del protagonista della storia) seguito dalle risate degli altri due. Attorno, compagni di classe attoniti abbozzavano sorrisi di circostanza: certo non si può pretendere che un nuovo genere comico venga subito capito dai contemporanei.
Poco tempo dopo, la svolta: la Morte (maiuscola) si presentava all’edicola e tetra ingiungeva all’edicolante “voglio te!”, l’edicolante rispondeva che l’aveva finito ma sarebbe arrivato la settimana prossima, la morte lasciava un anticipo e se ne andava… oppure si presentava a una vecchia zitella chiedendo la stessa cosa e questa le serviva una tazza di tè (avvelenato).
Insomma, la piega esistenzialista era presa e i personaggi cominciavano a vivere una vita (piena di disavventure) propria.
[2]
Era tempo di una nuova forma: la barzella registrata.
Non facciamo certo della dietrologia fine a se stessa, se affermiamo che la tormentata carriera scolastica dei due Guaroski e Gekill è dovuta, almeno in parte, all’ascolto pubblico della loro audiocassetta di barzelle sul pullman della gita successiva.
Come non ricordare la faccia basita dell’insegnante di lettere ascoltando quello sgocciolio che precedeva un “cche bbella pisciataaa” esclamato da Gekill?
[3]
E come non ricordare il fremito d’empietà nel corpo docente quando si sentì: “Jeesus Christ, Suuperstar!” - “Sì, dimmi” - “No, niente, volevo dirti che…”?
Alla fine dell’anno Guaroski e Ciccio rimasero sul campo (scolastico, s’intende), Gekill se la cavò con ferite gravissime.
L’anno successivo conobbi Fauci.
Entrava nella nostra classe con fare terroristico, violando - lui che frequentava un’altra scuola - tutte le norme di sicurezza. Entrava, dicevo, urlava non so che, disegnava alla lavagna, e poi se ne andava con Gekill.
Era, ed è tuttora, un uomo d’altri tempi, con una sua eleganza innata che mal s’accocchia con la sciatteria di Gekill (egli infatti si veste, e si vestirà sempre, come alle medie) e un senso dell’onore eccessivo per quest’epoca: come poi sia finito a riunirsi con gli altri due è un ulteriore mistero delle barzelle.
Lo stesso anno, Guaroski aveva trovato il modo di mettere a frutto la sua potenza vocale (era infatti dei tre il migliore urlatore e ammazzatore) divenendo il cantante dei “Venerdì 13”: fu una breve parentesi, che tuttavia lo allontanò per un po’ dalle barzelle.
Credo che ci sia un autunno in tutte le cose, al quale inevitabilmente segue un inverno: la morte apparente che questa stagione comporta è in realtà il tempo necessario al seme per divenire frutto. Col seme tuttavia dorme anche la gramigna.
Come una pianta infestante, dieci anni dopo quel primo stop, ecco di nuovo rispuntare le barzelle.
Le vicissitudini della vita hanno segnato i tre: Gekill si ritrova con i capelli ancora lunghi e una laurea pressoché inutile, Guaroski è rovinato dall’abuso di limoncino e Fauci espone con dovizia di particolari avventure sessuali che conservano ormai il calore di fiamma lontana. I tre si ritrovano - con qualche superalcolico - e producono su di un quadernetto la monnezza che avete fra le mani.
E io?
Arriviamo allora a quella telefonata: Gekill mi chiedeva di illustrare la vecchia serie di barzelle, che erano per lo più disegnate su quei foglietti consumati che si diceva sopra. Perché lo chiedesse a me è presto detto: egli crede che io sia un disegnatore da quella volta che mi vide tracciare una cippa di cazzo su non so che muro e, cosa più importante, di solito lavoro gratis.
Fu proprio questo il problema: in quel momento avevo tre lavori sottopagati più un quarto completamente gratuito. Mandai Gekill dove sapete da pag.1.
Tutto questo non scoraggiò i tre, anzi: non potendo fare affidamento sulle barzelle illustrate, si misero sotto a produrne di nuove, gran parte delle quali sono nell’ultima sezione.
Ecco perché, dunque, ho accettato di scrivere queste righe: per chiedere scusa a voi se ho contribuito ad una ulteriore produzione di queste cagate. Non credevo certo che la risposta dei tre sarebbe stato un ennesimo parto di barzelle: avevo trascurato il detto zen del maestro Fu-tchu-nan “il cavallo non ti risponde non perché l’hai offeso, ma perché è una bestia”.
Come tutti i detti zen, c’è da rifletterci.
Buona lettura.
Andrea Tarazni



[1] In primo piano passa un topo ENORME: “Eh, ve’ che razza di ponga (pantegana, n.d.r.)! Le manca solo la parola!” Il topo girandosi: “Dici?”. Vivo, ricco, ha scoperto la Ponga Parlante.[2] Anche una non-vita: di questo periodo ricordiamo “la macchina”, un misterioso aggeggio latore di morte che si affacciava alla fine di ogni storiella al grido di “LA MACCHINAAAAAAAAAA!” (risate degli astanti).[3] I tre (in questa prima fase parliamo sempre di Gekill, Guaroski e Ciccio) si registravano a turno in disparte facendo ascoltare poi il prodotto agli altri due; il buon Gek ebbe l’idea di registrarsi al cesso e di mingere nel frattempo.

martedì 11 settembre 2007

Benvenuti

Benvenuti nel blog della compagnia della Paletta, formata da 4 eterni adolescenti che pensano ingenuamente di poter riscrivere le regole della comicità trasportandovi nel proprio mondo di BARZELLE, cioè barzellette scaturite da assoluta improvvisazione, ma figlie di un disagio giovanile mai del tutto sopito.
Franco Guareschi (Guaroski), Giacomo Scalfari (Gekill) e Luca Rocchi (Fauci) sono i componenti storici di questa combriccola, nata sui banchi di scuola, quando le BARZELLE altro non erano che barzellette insensate scritte alla rinfusa su fogli strappati di quaderno.
L'evoluzione fu il disegno, dal tratto elementare, che donava una rappresentazione scenica alla BARZELLA, dando forma ai personaggi.
Al giorno d'oggi le BARZELLE sono veri e propri cortometraggi, grazie al progredire della tecnologia ed all'innesto di un quarto componente, Luca Iaschi (Yanez).
Ciononostante, in alcune serate invernali fredde e buie, davanti ad un buon bicchiere di vino, un foglio strappato di quaderno viene ancora scritto...
La creazione di questo blog si è resa necessaria per mostrare a tutti i motivi della reiterata impossibilità ad amalgamarci a questa società, tra cui l'incomunicabilità di fondo che giorno dopo giorno ci allontana dagli altri.
Frank Guaroski